«Minare o speculare? Questo è il problema». Parafrasando l’Amleto di Shakespeare, crediamo di aver riassunto bene il dilemma in cui si trova chi vuole entrare nel mondo della criptovalute. In effetti, per quanto possa sembrare scontato puntare sulla seconda opzione, bisogna fare particolare attenzione alla strada da intraprendere. Vediamo di analizzare pro e contro di ciascuna scelta.
Minare o non minare
L’azione di mining sembra essere quella meno redditizia, all’apparenza. Il motivo è semplice: per poter minare una moneta occorre dotarsi di apparecchiature di notevole potenza, mettendo in conto anche un alto costo in termini di energia elettrica. Considerare solo questi fattori, però, sarebbe un esercizio semplicistico e fuorviante. Bisogna tenere presenti anche altre circostanze. Il primo di queste è il fattore tempo. È palese che, minare oggi i bitcoin è molto meno conveniente rispetto a cinque-sei anni fa. Ma non esiste solo la criptomoneta di Nakamoto sul mercato. In realtà, oggi, ci sono molti altcoin con un potenziale interessante nel medio-lungo periodo che non sono ancora stati «sdoganati».
Per minare nuove criptovalute sono necessari un GPU (ovvero una scheda video) abbastanza recente e veloce ed un software che permetta di minare. Una volta che ci si è muniti di ciò, bisogna capire cosa minare. Qui entra in gioco la capacità valutativa del minatore. Con più di 1400 altcoin presenti sul mercato, capire quale sia quella conveniente non è facile.
Chi avesse ancora dei dubbi se minare o meno può fare affidamento anche su uno studio della Jacobs School dell’Università di San Diego. Analizzando 18 diverse criptovalute (escluse, però, le criptomonete più note, bitcoin compresi), la ricerca è giunta alla conclusione che nei primi 7 giorni dalla creazione di una nuova valuta ci si può aspettare un guadagno quotidiano compreso tra il 7% e il 18%del capitale investito se si punta sul mining, mentre dalla speculazione si otterrebbe al massimo un +1% giornaliero.
ICO o monete già sul mercato?
La ricerca di cui abbiamo parlato sopra si riferisce alla possibilità di investire in ICO, ovvero in Initial coin offering. Questo tipo di investimento può creare però, difficoltà, perché dietro molte di esse, possono nascondersi bolle speculative. È consigliabile, dunque, informarsi bene su come e con cosa iniziare l’attività di mining, altrimenti si rischiano di buttare soldi.
Chi volesse iniziare a diventare un «minatore» con monete già conosciute, deve valutare bene alcuni fattori. Ad oggi, se si escludono i bitcoin, le criptovalute con il più alto potenziale sono Ethereum e Litecoin.
La differenza sostanziale tra i due sta nel fatto che il primo è solo una sorta di «carburante» per i contratti decentralizzati della rete Ethereum, mentre la seconda è una vera e propria criptomoneta, spendibile e, soprattutto scalabile. Che significa? Senza scalabilità, più transazioni vengono fatte nel mondo, maggiori sono i tempi di attesa e i costi di transazione pagati ai miner. Attualmente, dunque, Litecoin è la criptomoneta più appetibile sul mercato. È in grado di sostituire una moneta fiat come l’euro o il dollaro per milioni di utilizzatori. Tutte le altre criptovalute, bitcoin compreso, non sono attualmente scalabili.
L’operazione speculativa
Chi non è intenzionato a minare, ma semplicemente speculare, deve considerare il fattore volatilità, ovvero la variazione continua del prezzo di una criptomoneta. Anche in questo caso, occorre un’analisi di dove andare ad investire i propri soldi. A differenza dell’attività di mining, però, quella speculativa ha un rischio maggiore in termini di investimento. Se, infatti, chi mina una moneta sa già che dovrà affrontare un dato costo con la consapevolezza di avere un certo numero di criptomonete, chi entra nel trading può correre il rischio di vedere bruciato subito il suo capitale iniziale se non valuta bene i rischi.
Per evitare di incappare in spiacevoli sorprese, bisogna dunque tenere conto di alcuni fattori. Anzitutto la criptomoneta deve godere già di una certa reputazione a livello di mercato. Sul mercato la reputazione si misura con la scambiabilità. Più una moneta «viaggia», maggiore è la fiducia degli investitori. In secondo luogo deve essere spendibile per poter comprare beni materiali. Infine, occorre capire il motivo per cui è nata (ovvero la fascia di mercato per cui è stata creata) e le sue caratteristiche (velocità di pagamento, tipo di wallet, privacy, ecc).
Ultima cosa da tenere presente, ma non in termini di importanza, è che nel trading non esiste il dogma «investo poco, guadagno tanto». Quindi, valutate bene prima di buttarvi nella mischia.
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