In Italia il 5% della popolazione investe in criptovalute
La data spartiacque destinata a cambiare per sempre la storia delle criptovalute, le nuove monete digitali che si spingono oltre i circuiti della finanza tradizionale: è il 5 ottobre del 2009, giorno in cui venne stabilito per la prima volta il tasso di cambio iniziale del Bitcoin, la prima criptovaluta di sempre ed ancora oggi leader nel settore, ed il dollaro.
Un dollaro era pari a 1309 bitcoin. Oggi, dopo tredici anni, il rapporto è del tutto rovesciato: un solo bitcoin vale a circa 50.000 dollari.
In tredici anni il prezzo di Bitcoin si è moltiplicato di milioni di volte, rendendo possibile il sogno di un guadagno sicuro. Così molti investitori sono stai attratti e sono sorte nuove criptovalute, tutte impegnate a raggiungere il valore di Bitcoin.
La guerra dei soldi: il focus di “Presa Diretta” sul mondo delle criptovalute
Di tempo, da quel lontano 2009, ne è passato. Il 6 settembre PresaDiretta, nota trasmissione in onda su Rai3, è entrata con maggior attenzione nel mondo delle criptovalute. “La guerra dei soldi” è il nome della puntata che ha fatto luce su un mercato da oltre 2mila miliardi di dollari. Puntando la luce anche sul mondo delle banche, reduci da una crisi improvvisa dettata dalla pandemia e chiamate all’ingresso in una nuova dimensione che vedrà progressivamente calare i contanti e gli sportelli in favore del digitale.
Le banche si riorganizzano, le criptovalute crescono. Quelle nate dopo Bitcoin si chiamano coin o altcoin, un mercato che è esploso all’indomani della pandemia. Difatti gli exchange, le piattaforme su cui si acquistano criptovalute, nel 2020 hanno triplicato i propri clienti e hanno accresciuto di otto volte i volumi di denaro. Una cosa che riguarda in particolare l’Italia: il 2% della popolazione investe in criptovalute un po’ ovunque ma nel Belpaese si arriva al 5% del totale.
Il mercato delle criptovalute: cosa dice la legislazione in materia
Nella puntata sopracitata ci si chiede come funzioni la legislazione in materia di criptovalute. La risposta è semplice: la legislazione sulle criptovalute manca, così come sugli exchange. Pertanto si tratta di un mercato non sempre sicuro. Non mancano nemmeno le frodi: per PresaDiretta, Andrea Vignali e Marco della Monica sono entrati nel mondo oscuro delle monete digitali fatto di truffe passate e recenti.
Quali misure adottano le banche a loro difesa nella sfida delle criptovalute? Rivedendo il loro ruolo storico nella società. Restano fondamentali, gli istituti di credito, ma da anni ormai prestano sempre meno soldi. Secondo i dati elaborati da Banca Etica, dal 2012 al 2018 le banche in Italia hanno ridotto il credito a imprese e cittadini del 4,3 per cento. Sembra poco, ma si tratta di 263 miliardi persi in 20 anni dal sistema Italia. Soldi che non sono mai entrati nell’economia reale.
Il cambiamento epocale delle banche in Italia
Nell’ultimo ventennio il cambiamento, nelle banche in Italia, è evidente: costantemente diminuiscono gli sportelli. Ne sono stati chiusi, in poco più di un decennio, 10.658. 820 comuni italiani sono rimasti senza banca. Numeri che cresceranno entro la fine del 2021.
Senza banche, soffre l’economia: il crollo di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, per esempio, ha prodotto come risultato 200.000 azionisti in bancarotta. A causa di questo fallimento nel Veneto la contrazione del credito ha raggiunto il –9%, rispetto ad una media italiana del –6,2%.
La regione italiana che più soffre su questo fronte è la Calabria, giudicata dalle banche troppo rischiosa. Colpa di un’economia malata, pesantemente pressata dall’usura, secondo don Marcello Cozzi da anni impegnato in prima linea contro le mafie e l’usura, una vera e propria piaga per questa terra. A favorirla, la difficoltà di accesso al credito.
Lascia un commento