Come funziona Helperbit, la startup italiana che permette donazioni in Bitcoin
Una startup italiana che fa beneficenza in bitcoin, utilizzando la blockchain. Si chiama Helperbit ed è italiana. L’idea, che è quella di donare in criptovaluta riducendo gli intermediari, tracciando e monitorando il flusso, è tra le 19 finaliste che, a Milano, tra l’11 e il 13 aprile, competeranno per la Global Social Venture Competition.
Perché Helperbit sfrutta la Blockchain
Una delle domande che è stata posta a Davide Menegaldo, il COO di Helperbit, è il motivo per cui è stata utilizzata la blockchain per questa startup. “Essa permette” – spiega – “di trasferire denaro in tempi e costi ridotti in qualsiasi parte del mondo”. Questa rappresenta sicuramente l’opportunità più importante, anche perché con il network bitcoin è possibile tracciare in tempo reale tutti i flussi economici. La trasparenza, nell’ambiente delle donazioni, rimane fondamentale: “Ciò rappresenta il vantaggio principale, in quanto il settore della beneficenza è afflitto da problematiche legate all’opacità, inefficienza e malagestione dei fondi”.
Helperbit è attiva da circa un anno e sono stati raccolti, in questo lasso di tempo, circa 10 bitcoin, per un valore di circa 55.000 euro. I progetti creati sono stati diversi: quello d’esordio, creato da Legambiente, è stato quello che ha avuto maggior successo, richiamando anche aiuti sul territorio, e fu inizializzato per sostenere i giovani imprenditori nelle aree terremotate del Centro Italia.
Il problema della volatilità
Naturalmente, una delle caratteristiche delle criptovalute, nel bene e nel male, è rappresentato dalla volatilità. Il valore dei Bitcoin cambia radicalmente in un lasso di tempo che può essere anche molto breve, dunque raccogliere una somma per una donazione non significa aver raggiunto sicuramente l’obiettivo, perché essa potrebbe improvvisamente deprezzarsi (o anche aumentare di valore, ovviamente).
Come si confronta questo problema? “Gestiamo la volatilità” – spiega Menegaldo – “minimizzando il tempo in cui i bitcoin si trovano sul portafoglio di raccolta. Le organizzazioni vengono incentivate a spendere nel minor tempo possibile, convertendo tutto in valuta locale per facilitare l’utilizzo. In questo modo permettiamo che si avvicinino organizzazioni no profit, ma l’obiettivo è quello di facilitare la spendibilità in Bitcoin”.
Blockchain per tutti
Cercare di far conoscere la blockchain a tutti è sicuramente un obiettivo di Helperbit, ma la strada è ovviamente ancora lunga. La startup, grazie a un accordo con Mistral Pay – un servizio finanziario – e l’exchange The Rock Trading, ha permesso di donare anche attraverso metodi tradizionali, come carta di credito, di debito o prepagata. La funzionalità, però, è usata da una minima parte dei donatori. La maggior parte di essi, infatti, sono persone vicine all’ambiente delle criptovalute e alla loro community. “È ancora molto il lavoro da fare per rendere più facilmente comprensibile la potenzialità della blockchain all’utente” – spiega ancora Menegaldo.
Come guadagna Helperbit
Da dove arriva il guadagno di Helperbit? In questo momento, essa guadagna attraverso consulenze e sviluppi di servizi informatici riguardanti la blockchain. “In futuro, però” – conclude Menegaldo – “sono in definizione dei servizi extra per organizzazioni no profit e un servizio assicurativo contro calamità naturali, basato ovviamente su tecnologia blockchain, che porterà sicuramente dei ricavi maggiori nel lungo periodo.”
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