Le criptovalute imiteranno le Dot.com?
Molti analisti di mercato, quando parlano di criptomonete, sono soliti accostarle alle dot.com, ovvero alla più grande bolla economica della fine degli anni novanta. È davvero così? Bitcoin & Co. sono destinate a esplodere nel breve periodo, portandosi via i soldi degli investitori? Per rispondere a questa domanda, occorre fare un passo indietro e analizzare attentamente l’evolversi delle due situazioni.
La storia delle dot.com
Cosa sono le dot.com? In economia e informatica si definiscono così tutte quelle società di servizi che sviluppano la maggior parte del proprio business attraverso un sito web e Internet. Questo tipo di aziende sono state al centro di una bolla speculativa tra il 1997 e il 2000, causando decine di perdite. Attenzione, però, non si trattava di una truffa. Molte delle società nate all’epoca, come Amazon e Google ora sono autentici colossi. La bolla fu causata da altri fattori, primo tra i quali la dottrina su cui questo tipo di aziende si basavano.
Di cosa si trattava? In breve queste società miravano ad espandersi il più rapidamente possibile, accaparrandosi un alto numero di clienti, anche se a costo di grandi perdite annuali. Il motto dell’epoca era «espandersi o fallire».
Questo tipo di «gestione allegra», se ci si passa il termine, ha portato numerosi speculatori e joint venture ad investire pesantemente, trascurando i tradizionali parametri di valutazione come il Price Earnings Ratio (ovvero l’indicatore economico del rapporto fra il prezzo corrente di un’azione al momento del calcolo dell’indicatore, e l’utile atteso per ogni azione) in favore della convinzione nel progresso tecnologico.
Quando molte di queste aziende scarsamente capitalizzate, hanno iniziato a rivelarsi un bluff, hanno portato a fondo chi aveva incautamente puntato su di loro.
Il caso delle criptovalute
Abbiamo visto la storia legata ai casi delle dot.com, ora, possiamo farci un’idea di quello che potrebbe accadere ai bitcoin e ai suoi fratelli. Anzitutto, bisogna partire da un’affermazione: non si può dire a priori che un investimento si riveli una bolla speculativa. Nel caso dei dot.com, molte aziende sono sparite, è vero, ma molte, come Amazon, pur perdendo inizialmente parecchio (le sue azioni passarono da 107 a 7 dollari), negli anni sono poi venute fuori.
Come si misura, dunque, un buon investimento? La prima cosa da tenere presente è lo scopo per cui la criptomoneta è stata creata.
Bitcoin, ad esempio, è nato con una mission precisa: facilitare le transazioni tra le parti, usando un sistema decentralizzato. La sua alta capitalizzazione non dipende dunque da un mero esercizio speculativo, bensì dalla fiducia che gli investitori nutrono nel fatto che questo sistema possa rivoluzionare il mondo delle transazioni. Più che la moneta in sé, ciò che spinge sempre più gente a guardare con fiducia alla creazione di Satoshi Nakamoto è il sistema decentralizzato di contrattazione che tutele la privacy e velocizza gli scambi.
Chi, per denigrare i bitcoin e le criptovalute in genere, punta il dito contro l’eccessiva volatilità cui è soggetta, non tiene conto dei fattori di mercato. I bitcoin, infatti, sono limitati: una volta raggiunti i 21 milioni si cesserà di minarli. Contando che, dal 2009, più dal 17% al 23% di Bitcoin esistenti sarebbero di fatto dispersi (stando ad una ricerca di Chainalysis) la sua fluttuazione è presto spiegata.
Il caso Reddit
Chi punta il dito contro i bitcoin, si fa forte di alcune notizie che, in questi giorni, stanno infiammando il mercato. La più importate di queste è che Reddit, nota piattaforma di social news ha smesso di accettare pagamenti in bitcoin. La decisione è arrivata dopo alcuni errori verificatisi nel sistema di incasso. La stessa piattaforma ha, però, fatto sapere che la possibilità di riaprire i pagamenti con i bitcoin, dipenderà anche dalla domanda di pagamenti in criptovalute.
In realtà, per un Reddit in meno, le aziende che decidono di accettare pagamenti attraversi i bitcoin sono sempre maggiori. Sul sito Coinmap.org, è possibile vedere tutte le imprese che accettano pagamenti con le criptovalute nel mondo, una cifra che, attualmente, si aggira sulle 150.000 unità.
Il futuro della criptovaluta passa ancora una volta, dunque, dalla fiducia nella sua utilità.
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