Criptovalute: quale futuro le attende?
Le criptovalute hanno un futuro o no? Per rispondere a questa domanda bisogna prima di tutto mettersi d’accordo su un punto, ovvero su quale si pensi sia lo scopo primario delle nuove monete virtuali.
Aspetto speculativo delle criptovalute
Se si guarda la cosa dal punto di vista di un broker, e si analizza solo l’aspetto speculativo del bitcoin e dei suoi fratelli, si deve usare una certa cautela di giudizio. La volatilità di queste criptovalute, infatti, porta ad oscillazioni di prezzo esagerate in alcuni casi e che, alla lunga, rischiano di bruciare miliardi.
Chi si avvicina alle criptovalute a solo scopo di lucro, deve tenere conto di alcune cose. Anzitutto, nel mercato attuale esistono più di 1.400 altcoin e molti di questi sono destinati a sparire nel volgere di poco tempo. Per districarsi nella marea di offerte, bisogna valutare bene la storia, la reputazione e l’utilizzo di ognuna di loro. Sono queste tre caratteristiche che rendono solida una criptovaluta. Per storia si intende il tempo che è sul mercato: più è lungo, maggiore è la sua solidità, perché vuol dire che è riuscita a catturare la fiducia degli investitori e quindi, ha raggiunto la seconda caratteristica base, ovvero, una buona reputazione. Se i primi due fattori valutano passato e presente del’altcoin, il terzo ne «predice» il futuro. Se, infatti, una criptovaluta è stata creata con lo scopo di essere spendibile e di facilitare le transazioni, avrà certamente vita maggiore, man mano che la sua reputazione cresce e si continua ad usarla.
Investire in una criptomoneta con queste caratteristiche può essere anche una buona fonte di reddito, a patto che si conoscano bene tutte le dinamiche del mercato finanziario.
Aspetto commerciale delle criptovalute
Le criptomonete, come detto, non sono solo un mero oggetto speculativo. Quando Satoshi Nakamoto creò il Bitcoin, lo fece per immettere sul mercato una valuta in grado di facilitare le transazioni e la loro trasparenza. La caratteristica principale di questo genere di denaro, infatti, risiede nel fatto di non dipendere da alcun tipo di autorità centrale. Sono gli utenti stessi, presenti all’interno della Blockchain (che funge da registro delle transazioni) a convalidare gli accordi.
Proprio grazie a questo tipo di sistema, sono in molti a vedere nel bitcoin la moneta del futuro. A riferirlo, è stata la stessa BCE che, nel gennaio scorso, ha lanciato un sondaggio su twitter dall’account della Banca Centrale. La domanda era: «Potrebbe il Bitcoin rappresentare una valida alternativa alle monete tradizionali?» Su un totale di 30.000 votanti, Il 75% ha risposto «Sì» a fronte di un 13% di contrari e un 12% di indecisi.
La BCE, ovviamente, si attendeva un verdetto diverso, dato che da tempo, osteggia la proliferazione di criptovaluta. Come, però, ha fatto notare lo stesso Mario Draghi, la Bce «non ha il potere di proibire o regolamentarle».
Lo sviluppo dei bitcoin
L’opinione degli internauti sul futuro dei bitcoin (e di conseguenze su quello delle criptovalute in generale), trova riscontro anche negli eventi di tutti i giorni. Nel gennaio scorso, ad esempio, a Torino è stato sottoscritto il primo atto di compravendita in Bitcoin. Una cinese ha acquistato un alloggio a Torino da un italiano stipulando un atto notarile in cui i due contraenti hanno indicato che il passaggio di proprietà sarebbe avvenuto attraverso la Blockchain. A stipulare l’atto, il primo in assoluto in Italia, è stato il notaio torinese Remo Morone.
Questa acquisizione segue di un anno la decisione del gruppo Immobiliare Barletta che, lo scorso aveva annunciato la possibilità di acquistare in bitcoin uno dei 123 appartamenti facenti parte di un edificio riqualificato nel quartiere San Lorenzo a Roma. La vera novità è stata la scelta della società di affidarsi alla piattaforma Coinbase, che non ha garantito l’anonimato negli scambi in Bitcoin, ma che è di facile utilizzo: basta solo registrarsi sul sito, fornire i propri documenti e andare a pagare. Un notaio verificherà la provenienza dei BC, così da osservare antiriciclaggio.
Aspetti legali
È proprio l’aspetto legato all’anonimato delle transazioni quello che spaventa maggiormente stati e banche. Da questo punto di vista, nel gennaio scorso la Corea del Sud ha annunciato che le banche locali saranno costrette a vietare operazioni provenienti da conti anonimi per il trading in criptovalute, in modo da poter rendere tracciabili e trasparenti le transazioni e mettere un freno al riciclaggio e alle attività criminali, oltre che alla speculazione e all’evasione fiscale.
Sulla stessa lunghezza d’onda si è mossa, a livello italiano, il Consiglio Nazionale del Notariato che ha dichiarato che, qualunque tipo di transazione che avviene con le criptovalute va segnalato all’Unità di Informazione Finanziaria perché nell’operazione ci si basa su un mero rapporto fiduciario in cui due acquirenti dichiarano di essere intestatari di due conti, senza che vi sia alcun modo di verificare tale affermazione.
Al di là di come verranno affrontate queste questioni, rimane un dato incontrovertibile: il fatto, che si dibatta sugli aspetti legali relativi alle transizioni delle criptovalute è, in modo indiretto, una legittimazione della loro esistenza nel mercato finanziario.
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