Bitcoin ed Ethereum: la rivoluzione passa per una maggior scalabilità
Bitcoin ed Ethereum stanno vivendo una fase nuova. I capostipiti delle criptovalute devono fare i conti con gli «avversari» nati dopo di loro e che hanno messo a nudo uno dei bug più evidenti delle creature di Nakamoto e Buterin: la bassa velocità delle transazioni. È qui che si gioca la nuova battaglia delle monete virtuali.
Il problema delle transazioni
Il problema della velocità delle transazioni non è nuovo. Buterin lo ha evidenziato già da un anno e ha promesso che, nel breve periodo, Ethereum avrebbe risolto il bug. A rendere necessaria una svolta, è stata la nascita di altri altcoin che hanno superato il problema della lentezza della Blockchain, accaparrandosi fette di mercato importanti. Attualmente Bitcoin arriva a quattro transazioni al secondo, mentre Ethereum «spinge» fino ad un massimo di sei. Quisquilie se si pensa che Dascoin, una delle criptomonete di nuova generazioni, è in grado di arrivare a 100.000 al secondo.
Il confronto è impietoso anche se confrontato con le attuali opzioni di pagamento online. Visa arriva a gestire 24.000 transazioni al secondo, mentre Paypal si ferma a 193.
Perché, dunque si dovrebbero preferire le due criptomonete più popolari, invece di prendere in considerazioni sistemi alternativi? Del resto, proprio il problema della lentezza delle operazioni ha creato già diverse hard fork della creatura di Nakamoto. Il bug, dunque, va risolto in fretta, perché è strettamente connesso alla scalabilità delle due criptovalute. C’è il rischio di un’oligarchia finanziaria che possa portare alla messa al bando da parte di stati nazionali e sovranazionali, già molto critici nei confronti di queste nuove forme finanziarie.
I rimedi di Bitcoin
La risposta di Bitcoin alla lentezza della Blockchain si chiama Lightning Network. Secondo i suoi creatori, Joseph Poon e Tadge Dryja sarà proprio la loro invenzione a migliorare la criptovaluta di Nakamoto. In che modo? Creando in modo efficace un layer (ovvero, uno strato, ndr) superiore all’interno della programmazione del Bitcoin che permetterà transazioni veloci ed economiche all’interno della blockchain.
Il network è composto da canali generati dagli utenti che inviano i pagamenti avanti e indietro in modo sicuro e senza il bisogno che ci si fidi o si conosca la controparte. Questo tipo di soluzione ha due conseguenze: la prima è che, dato che le transazioni avvengono esclusivamente tra due utenti, non vengono trasmesse all’intera rete, abbattendo i costi di attesa. La seconda è che, dato che non è necessario l’aiuto dei miners per «concludere l’affare», viene a cadere anche la loro «percentuale», riducendo i costi della commissione.
Per poter supportare questa piattaforma è necessario dotarsi di un portafoglio multisig, ovvero un wallet con più chiavi per autorizzare una transazione Bitcoin. Questo portafoglio contiene una certa quantità di bitcoin. L’indirizzo del wallet viene quindi salvato nella blockchain e fungerà da canale di pagamento. Le due parti possono procedere con un numero illimitato di operazioni senza mai toccare le informazioni memorizzate sulla rete. In ogni transazione, entrambi firmano un bilancio aggiornato che riflette sempre la quota di Bitcoin all’interno del portafoglio appartenente a ciascuna di essi. Quando le due parti hanno eseguito la transazione, chiudono il canale e il saldo che risulta viene registrato sulla blockchain.
Va detto che la piattaforma Lightning non è ancora in fase di esecuzione sulla Blockchain di Bitcoin. Gli ingegneri devono ancora rilasciare il software con cui gli utenti reali possano effettuare le transazioni. Data la complessità della materia in gioco (perché si parla pur sempre di creare un sistema finanziario) è stato affermato che il Lightning Network non verrà lanciato prima di un anno.
La soluzione di Ethereum
A differenza di Bitcoin, Ethereum punta a risolvere in modo proprio il problema delle transazioni. Buterin, infatti, ha chiesto aiuto al co-autore di Lightning, Poon, per creare un sistema indipendente proprio per la sua criptovaluta. E’ così che è nato Plasma. Di fatto, il sistema è simile a quello di Lightning. L’idea di base è quello di creare un secondo strato di contratti intelligenti che interagisca con il primo della Blockchain. Gli utenti non avranno bisogno di scaricare l’intera cronologia del plasma ma solo di generare alcune monete di plasma
Questo nuovo tipo di protocollo, unito allo sharding, dovrebbe aumentare la scalabilità della criptomoneta. Con il termine sharding, per chi non lo sapesse, si intende un metodo che permette di incrementare il numero di transazioni elaborate contemporaneamente dalla rete Blockchain. Questa tecnologia permette a numerose reti di suddividere il proprio carico di lavoro, così che un maggior numero di transazioni possa essere portato a termine.
Butern è convinto che il connubio tra Plasma e sharding permetterà ad Ethereum di arrivare a generare 1 milione di transazioni al secondo. Avrà ragione? Per il momento, siamo ancora nella fase di testing. I tempi per una rivoluzione non sembrano ancora maturi.
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