È un altro bel giorno per i Bitcoin Cash
Da qualche tempo, infatti, i Bitcoin Cash sono finiti sulla cresta dell’onda: mai così famosi dal giorno in cui nacquero, ossia il primo agosto del 2017. Cos’è cambiato? Da una strada principale si è aggiunta un’altra parallela: ossia una criptovaluta che ha figliato un’altra criptovaluta, con alcune differenze su una stessa piattaforma.
Chiariamo subito: questo Bitcoin 2.0 è nato perché alla fine nella comunità delle valute digitali non è arrivato un accordo che abbia soddisfatto le parti. Da qui, il passaggio alla hard fork: colpa di giochi e interessi personali, dei core developers.
Sfortunatamente sono entrati in gioco interessi personali. Da una parte vi erano i core developers, e quindi chi si è sempre occupato del software sui bitcoin e degli stessi aggiornamento. Dall’altra? Ecco i miners di bitcoin: cioè quelli che li producono attraverso la potenza di calcolo dei computer e dei server.
Dunque, una spaccatura. Motivo? C’è una sete di denaro molto forte. Gli stessi miner offrono la potenza di calcolo necessario per elaborare tutte le transazioni bitcoin, gestite dalla famosa blockchain. Che è il registro pubblico di tutte le transazioni fatte. E il Bitcoin Cash diventa allora tutto ciò che i miner non volevano.
Questo era il problema che ha dato il via alla discussione sull’hard fork bitcoin e ha portato all’introduzione dei Bitcoin Cash.
I bitcoin sono troppo volatili e ormai valgono così tanto che è quasi impossibile usarli per le transazioni normali di acquisto e vendita (in data 27 Luglio 2017 un bitcoin valeva $2200, anche se pochi mesi fa avevamo toccato quota $2800)
Le transazioni con bitcoin sono troppo lente: per fare un confronto, VISA riesce a gestire quasi 2000 transazioni al secondo, mentre la rete bitcoin solo 7 bene o male. Per velocizzarle però, gli utenti possono pagare delle commissioni (ai miner).
E dato che i bitcoin erano stati pensati per sostituire la moneta reale e quindi facilitare ulteriormente le transazioni, tramite un sistema decentralizzato (quindi non come le banche)… era chiaro che la direzione in cui stavano andando i bitcoin era totalmente sbagliata.
Finalmente, riprende quota la delusione di inizio anno: ossia le quotazioni delle criptovalute. A guidare in questa nuova fase di rialzi, però, non c’è il Bitcoin. Non quello che conosciamo, almeno.
Bitcoin Cash: i numeri del rally
I ritmi della rinascita primaverile delle cripto sono stati dettati negli ultimi giorni grazie al Bitcoin Cash: la moneta digitale nata lo scorso anno da una ‘fork’, una scissione del protocollo dello stesso Bitcoin.
BCH – questa la sigla sotto cui viene scambiata sugli exchange la criptovaluta – ha praticamente raddoppiato la sua quotazione in appena una settimana, portandosi ieri dai circa 750 dello scorso 17 aprile ad oltre 1.500 dollari prima di un ritracciamento verso l’area dei 1430 dollari.
E questa è una crescita che si è mostrata più sostenuta rispetto alla media dei guadagni delle altre principali altcoins, riflessa poi in un consolidamento forte della sua posizione nella classifica degli asset digitali più capitalizzati: il Bitcoin, comunque, resta di gran lunga in testa con un valore di mercato di oltre 164 miliardi di dollari. BHC, ad esempio, oggi vanta un valore di quasi 25 miliardi e si mantiene quarto per dimensioni alle spalle di Ethereum e Ripple.
Dietro il rally di BCH c’è la fork del 15 maggio?
Come si spiega? Attraverso diversi punti di vista, perché diverse sono le ragioni che si sono date in queste ore dagli analisti del settore per spiegare l’exploit della moneta: in primis, le aspettative forti per una nuova fork che avverrà il 15 maggio. Come si legge, poi, l’interesse degli investitori? Attraverso la nuova biforcazione i proprietari di Cash si ritrovano anche Bitcoin Abc, così il nuovo token viaggia sulla nuova blockchain.
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